I marketplace regionali offrono una vetrina digitale dove le aziende possono esporre e vendere i loro prodotti, sfruttando il brand riconosciuto della Sicilia.
Sicuramente verranno in mente quelli legati agli argomenti gastronomici o culturali, ma negli ultimi anni si sono sviluppati marketplace verticali e/o orizzontali che hanno incluso settori prima estranei a queste onde mediatiche comuni.
In questo articolo, esploreremo il posizionamento che permettono i marketplace e daremo alcuni esempi di piattaforme con cui iniziare a pensare una strategia di presenza.
Sfruttare il brand Sicilia
Sfruttando la connessione tra il marchio e la regione, tra i valori che esprimono l’uno e l’altra, è possibile catturare l’attenzione dei consumatori che non solo cercano prodotti che portano con sé il fascino e l’autenticità della Sicilia, ma che sposano la logica dell’acquisto nel mercato locale.
Metabolizzare questo concetto corrisponde ad aprire nuovi canali di business anche per tutte quelle aziende che non sono legate produttivamente ai più conosciuti mercati agro-gastronomico e artistico, che è più frequente trovare nella vendita online associata alla Sicilia.
Il marketplace Guidasicilia.it, con i suoi più di 20 anni di attività online, è un esempio marketplace aperto a tutti.
Ampliare il mercato locale
Essere presente su un marketplace siciliano consente alle aziende locali di raggiungere un pubblico più vasto nella regione. Oltre alle vendite tradizionali nel negozio fisico, i marketplace online aprono nuove possibilità di vendita ai residenti in Sicilia e a coloro che desiderano acquistare prodotti “siciliani”.
Questo mercato locale può essere esteso non solo a prodotti strettamente “made in Sicily“, ma anche a prodotti venduti da aziende con sede produttiva nella regione. Ciò consente alle imprese siciliane di capitalizzare sull’identità e sulle peculiarità della regione per attrarre clienti interessati a scoprire e sostenere le aziende locali.
Anche perché i marketplace non si limitano alla vendita finale, ma svolgono anche un ruolo importante nella fornitura di informazioni sui prodotti e sulle aziende locali. Di solito, infatti, ogni azienda ha una propria pagina dedicata, alla quale associare prodotti e relative descrizioni, immagini, recensioni e altre informazioni pertinenti.
Diversificare
La partecipazione ai marketplace siciliani consente alle imprese di diversificare le loro strategie di vendita. Oltre ai canali di vendita tradizionali, i marketplace online offrono un nuovo punto di contatto con i clienti e una maggiore visibilità per i prodotti.
Sostenere la comunità economica siciliana
Partecipando ai marketplace siciliani, le aziende locali contribuiscono a sostenere l’economia regionale e la comunità imprenditoriale. Collaborare con altri imprenditori siciliani e promuovere prodotti e servizi locali crea un circolo virtuoso che può stimolare la crescita economica e favorire la solidarietà tra le imprese. Inoltre, i marketplace spesso mettono in luce le storie di successo e le eccellenze del territorio, contribuendo a diffondere la consapevolezza e l’apprezzamento per le imprese siciliane.
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Come farsi trovare da Google significa comprendere il funzionamento dell’algoritmo di ricerca, che porta, anche, al miglioramento del tuo fatturato
Google può essere un’a essenziale fonte di traffico per molti siti web, soprattutto quelli legati alle aziende, ai negozi ed ovviamente agli e-commerce. Il suo algoritmo di ricerca è diventato sempre più sofisticato nel corso degli anni. Avete presente quando iniziate a digitare nella barra di ricerca e “lui” completa la ricerca esattamente con ciò che stavate per scrivere?
Comprendere come funziona l’algoritmo di Google può essere cruciale per gli imprenditori che vogliono migliorare la loro posizione nei risultati di ricerca e farsi trovare da più potenziali clienti. Per farlo non devi cambiare mestiere, ma devi iniziare a prendere coscienza del fatto che trovarsi in prima pagina su Google, li dove il fatturato inizia ad essere coinvolto, è frutto di strategia e di alta professionalità.
In questo articolo, esploreremo come funziona l’algoritmo di Google e come puoi ottimizzare il tuo sito web per ottenere una migliore posizione sui risultati di ricerca.
Come funziona l’algoritmo di ricerca di Google
L’algoritmo di ricerca di Google è progettato per fornire ai suoi clienti (cioè a dire noi che che cerchiamo) i risultati di ricerca più rilevanti e di alta qualità. L’algoritmo utilizza una combinazione di diversi fattori per determinare la posizione di un sito web sui risultati di ricerca di Google. Questi fattori includono le parole chiave contenute nelle pagine del sito; la qualità del contenuto di conseguenza; la sua velocità ed usabilità, etc.
Come ottimizzare il sito web per Google
Ottimizzare un sito web per il motore di ricerca di Google richiede un lavoro costante e strategie di marketing digitale ben strutturate. Analizzare come si comporta Google rispetto alle parole chiave, verificare i competitors che si trovano in prima pagina e che distanza c’è tra loro ed il nostro sito; che tipo di contenuti utilizzano; provare a navigare il sito in mobile da smartphone;
Sono tutti aspetti che vanno verificati per comprendere la strategia che occorre utilizzare per apportare sul sito tutte quelle modifiche che sono in grado di farci scalare posizioni.
La certezza è che nessuno di noi, di voi, può oggi permettersi di avere un sito web finalizzato solo a presentarvi. Il tuo sito deve diventare uno strumento al servizio di una strategia che ha come obiettivo quello di incrementare e influenzare.
Incrementare la tua capacità di raggiungere più persone del tuo pubblico utile (mercato), con contenuti di qualità che attirano la loro attenzione sino al punto da coinvolgerli.
Influenzare le loro scelte di acquisto.
Comprendi che questi sono tutti consigli che se seguiti ti porteranno a comprendere perchè il tuo sito non viene riconosciuto da Google e messo in prima pagina. Ma iniziare ad agire per spostarlo da quella posizione verso l’alto, è un lavoro diverso.
Ti chiediamo di fare questa prova: scrivi su Google quello che pensi le persone possano cercare per trovarti: se un negozio che vende scarpe a palermo, prova a cercare “Negozio di Scarpe da donna a Palermo” e verifica il tuo sito dove si posiziona.
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È ormai chiaro a tutti che i Social Network, nel corso del 2020 ed ancora di più nel 2021, si sono trasformati da piazze di chiacchiera, condivisione e svago a veri e propri centri commerciali. Essi sono oggi “luoghi digitali pubblici”che tendono a riprodurre l’esperienza dei centri commerciali (Mall), dove, tra strade e agorà virtuali di una città senza smog e traffico, si va principalmente per acquistare.
L’orientamento al commercio si è ormai fondato sulle dinamiche digitali. Ad esempio, su Instagram, tutto l’ambiente pullula di influencer, ed è votato a stimolare desideri di acquisto. Nei contenuti (foto, video, reels, storie, IGTV) cresce la presenza di tag che rimandano a prodotti e aziende. Annunci pubblicitari specifici, detti “shopping ads”, sono usati per stimolare l’acquisto d’impulso, mentre le dirette su Facebook e su instagram, sono già delle vere e proprie televendite. La corsa è verso lo Shoppertainment (cioe, il neologismo che unisce shopping e intrattenimento e quindi, “la tattica di vendita al dettaglio che coinvolge i clienti attraverso una divertente esperienza di acquisto).
L’orizzonte verso dove il commercio si dirige è ben definito, e ogni azienda, negozio o bottega che chiede: “Voglio essere su Facebook con una pagina”, “Ho bisogno che qualcuno si occupi del mio profilo Instagram”, deve sapere che la sua richiesta equivale ad un servizio a valore aggiunto. Sicuramente, partire da questo presupposto è già tanto, ma si deve avere anche la consapevolezza che oggi siamo ai livelli dello Shoppertainment, e bisogna farlo in modo memorabile per non passare inosservati.
Cari amici imprenditori, l’orizzonte che si ha davanti è questo e anche noi di S4U DataNet stiamo “accompagnando” i nostri clienti verso il nuovo modo di essere presenti nei social network: se si vuole vendere si deve fare Shoppertainment, perché i social non sono più solo “vetrine” dove esporre la merce, ma spazi dove il prodotto è parte di uno show che deve emozionare, intrattenere e convincere.
Bisogna fare Shoppertainment ed essere i Migliori
L’analisi di uno studio recente di Google sulle percentuali di ricerca attorno alle parole “Cheap” (Economico) e “Best” (Migliore), ci è sembrato particolarmente illuminante proprio riguardo il nuovo modo, digitale, di essere online. Google ha infatti misurato che, a livello mondiale, l’interesse di ricerca per “Best” (Migliore) ha superato di gran lunga quello per “Cheap” (Economico).
[Piccola considerazione: il preciso valore di ciò che si può definire economico può variare da persona a persona, ma in ogni caso il termine è univoco. Al contrario, il concetto di migliore ha un’ampia varietà di interpretazioni, che prendono in considerazione aspetti come il valore, la qualità, le prestazioni o la popolarità]
Cosa ci suggerisce il risultato di questo studio?
Semplice! Facebook e Instagram (e anche gli altri social) sono da considerarsi anche Centri Commerciali. Gli utenti/consumatori che si trovano al loro interno partecipano più o meno attivamente, al grande spettacolo dello Shoppertainment, cercando però il prodotto “migliore” e non il più “economico”. Tradotto per tutte le attività commerciali significa: proporsi all’interno di un Centro Commerciale in modo “memorabile” e adottare questa nuova formula dello Shoppertainment per giungere al successo.
Che dire cari amici, nei nostri tanti anni di attività percorsi accanto alle tantissime aziende nostre partner, non è mai esistito un momento di noia! Il campo d’azione in cui ci muoviamo è in perenne evoluzione e il nostro presente è stare sempre con un piede nel domani.
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I tuoi clienti ti trovano facilmente su internet? Hai mai provato a digitare su Google, oppure su TomTom il nome della tua azienda? Hai visto cosa il motore di ricerca ti propone? Pensa al tipo di informazione che avresti chiesto tu, ma soprattutto, come devi fare, per sfruttare tutto quello che riesci a trovare a disposizione sul web? Dunque, in sintesi, per una attività di business – negozio, ristorante, farmacia, etc. – essere trovati sul web significa agire su due fronti: – A. definire per bene quali sono le informazioni di base che la persona, in media, cerca quando vuole la risposta al classico “dove si trova” – B. pubblicare quelle informazioni necessarie affinché, messe a disposizione di tutti sul web, anche dei motori di ricerca o, meglio ancora, le mappe digitali, possano formulare risposte in linea con quanto definito.
Andiamo sul primo punto, cosa serve a noi utenti quando su una mappa digitale o su un motore di ricerca local cerchiamo una sede di una azienda? Il preciso indirizzo, ovvio, i contatti (telefono, email, sito ma anche i social, whatsapp), gli orari di apertura. Ma ci sono altre informazioni importanti, se devo recarmi in quella sede: esiste un parcheggio, è custodito, oppure è facile parcheggiare. Ci sono zone ZTL da attraversare per reaggiungerlo. Un negozio di abbigliamento, un ristorante, accetta il pagamento con carte di credito, specie se si tratta di American Express? E se si tratta di un laboratorio artigianale, hanno il POS per pagare? Ovviamente se corredo queste informazioni con foto dell’esterno, delle vetrine, del parcheggio, del tavolo con vista mare, rendo ancora più interessante la lettura. Faccio comprendere che sto descrivendo la mia location con il massimo dell’attenzione verso l’utente che legge online. Tutte questi contenuti – o informazioni – sono stati definiti e certificati nella loro conformazione minima per descrivere una “local Business” da schema.org – cioè a dire il principale sistema di markup in grado di generare su di un sito dei dati strutturati. Quindi informazioni facilmente leggibili ed interpretabili dal motore di ricerca. Utilizzando questo strumento, dietro il quale operano in sinergia Google, Microsoft, Yahoo e Yandex, le aziende possono avere dei vantaggi in termini di posizionamento e non solo.
Carissima azienda se vuoi essere rintracciata sul web durante la fase di ricerca “Dove si trova“, devi rispettare questo minimo sistema di definizione delle informazioni standard di base. Andiamo adesso al secondo punto: dove andare a pubblicare queste informazioni? La regola base e che non è sufficiente inserirle in quella che viene definita la tua casa online, il sito web per intenderci. Non è sufficiente perchè noi stessi, quando ci vestiamo da utenti, consumatori, e cerchiamo info geografiche, la prima cosa che facciamo è definire il nostro canale di riferimento. Se abbiamo in mano lo smartphone – cosa possibilissima – utilizziamo le sue mappe (ricordate bene questo punto perchè ne riparleremo). Quindi è sulla mappa che deve essere posizionata la mia informazione “local” aziendale. Sulla mappa deve essere vista la mia sede, cosi posso chiedere che strada fare per raggiungerla, dal punto in cui mi trovo in quel momento. Dve essere chiaro,però, a me lettore, se è aperta in quel momento e se c’è un parcheggio per i clienti, cosi non mi rendo complicata la vita. Quindi anche questo genere di infromazioni sono essenziali. Devono essere tutte presenti sulla mappa, presenti nel momento in cui le cerco. Se tra queste informazioni, si trovano anche contenuti visuali, foto, video, meglio ancora. Magari sono questi contenuti che mi convincono a raggingere la sede. Adesso ricordate quando ho detto che dallo smartphone cerco le mappe in esso contenute? Intendevo dire che il mondo Apple, ad esempio, ha delle sue mappe che non quelle di Google. Ahh le Apple Maps. Chiaro che insieme alla mappa di Google, occorre necessariamente considerare anche quelle della Apple per completare la presenza nella “local search”. E se cerco sul Tom Tom che ho in auto che succede? Facile, succede che se non hai pubblicato le informazioni “locali” anche sulle mappa TomTom non sarai visto. A maggio 2014 è stato pubblicato su Think With Google uno studio da titolo “Understanding Consumers’ Local Search Behavior”, in cui vengono approfondite le tematiche collegate alla local search e al comportamento degli utenti che effettuano ricerche locali sui motori. Soprattutto ci sembra interessante riprendere quanto scoperto da Google in due aspetti. I consumatori cercano vari tipi di informazioni locali: – con lo smartphone cercano: 54% orari di apertura dei negozi/uffici; 53% indicazioni stradali per trovare uno negozio in zona; 50% l’indirizzo di un negozio; – con il computer o il tablet cercano: 45% disponibilità dei prodotti in un negozio locale, 42% orari di apertura dei negozi/uffici, 38% l’indirizzo di un negozio. Le ricerche locali vengono effettuate in vari posti differenti: – A casa: 53% da smartphone e 76% da computer/tablet; – In viaggio (macchina, autobus, …): 51% da smartphone e 16% da computer/tablet; – In negozio: 41% da smartphone e 15% da computer/tablet; – Al lavoro: 33% da smartphone e 24% da computer/tablet; – Al bar o ristorante: 33% da smartphone e 12% da computer/tablet; – In hotel: 25% da smartphone e 18% da computer/tablet; – In aeroporto: 20% da smartphone e 11% da computer/tablet. Soprattutto quando si è in viaggio (56%) o in un negozio (51%), la maggior parte delle ricerche ha un intento locale.
Noi abbiamo messo a punto una strategia in cui la soluzione al problema è nella erogazione del servizio denominato MEO (Maps Engine Optimization) in cui andiamo a registrare i contenuti “geografici” dell’azienda/negozio/laboratorio nelle seguenti mappe: – Google Maps – TomTom – Apple Maps ed in due portali a spiccate caratteristiche local business: – Yelp – Guidasicilia (solo per le aziende che hanno una sede in Sicilia). In questo modo garantiamo una esperienza positiva nell’utente che cerca sul web, soprattutto in mobile, la tua – vostra – attività commerciale.
Partiamo da dati certi, riferiti a normali abitudini quotidiane che facciamo su un motore di ricerca: scrivo nel campo dedicato “bici elettriche Palermo” ed il motore mi risponde con un layout fatto da testi e grafica che, tecnicamente, si chiama SERP (Search Engine Results Page – “pagina dei risultati del motore di ricerca”). Se questa ricerca la effettuate voi, nel vostro PC, la risposta non è assolutamente la stessa, anzi quasi sicuramente, è diversa rispetto alla mia.
Quindi i risultati delle ricerche, stanno perdendo la propria valenza assoluta. Questo, detto in altro modo, significa che ogni utente vede risultati diversi per le stesse ricerche, perché può:
decidere autonomamente cosa escludere dai propri risultati, bloccando definitivamente i siti indesiderati anche quando semplicemente di scarso interesse;
visualizzare facilmente eventuali risultati che sono stati promossi da qualche utente delle nostre cerchie, ad esempio se siamo su Google con l’account di G+(+1);
segnalare i siti che siano potenziale spam, il che si aggiunge al lavoro di quality rating umano su cui, ad esempio, Google sta puntando da qualche anno. È il web attorno a noi!
Questo, insieme alle tante novità che i motori di ricerca portano continuamente (come fece Google nel 2015), fa sempre di più intuire quello che tutti diciamo spesso solo a parole: “l’utente è al centro dell’universo”. Google, ad esempio, con l’algoritmo di ricerca presentato nel 2013 e conosciuto con il nome di Hummingbird ha cercato di soddisfare sempre più la ricerca dell’utente. I termini pertinenza e correlazione, sono nati in quel momento. L’interazione maggiore, la connessione tra gli utenti, sono la chiave di questo nuovo algoritmo di Google, il cui risultato è una SERP più piena con delle pagine che abbiano la capacità di soddisfare l’utente, in base alla qualità dei contenuti, alla geolocalizzazione ed alle preferenze ed i suggerimenti dei collegamenti sociali. Questa cosa ha stravolto tutto, perché anche se qualche guru vi dirà che è riuscito a definire un segreto metodo per fregare il motore di ricerca e farvi arrivare sempre in prima pagina, anche quando non c’azzecchiamo nulla con la ricerca effettuata, gli utenti finirebbero per punirci lo stesso e saremo punto e a capo.
Quindi, il SEO (Search Engine Optimization – “ottimizzazione per i motori di ricerca”) non è affatto morto, anzi. Oggi è solo diventato più complicato ed essendo più complicato, vuol dire che a stessi obiettivi corrispondono tempo di lavorazione e, soprattutto, preparazione professionale, diversi. Perché? Perché come dicevamo, i siti web che funzionano sono quelli molto utili agli utenti. Proprio l’interpretazione di “molto utili” è il segreto del SEO. Non è solo un fatto di qualità, perché se tutto quanto sul web fosse di qualità, su quali parametri i motori di ricerca dovrebbero scegliere la posizione? Ma è certamente un fatto di qualità dove il termine corrisponde ad una valutazione e ad un giudizio soggettivo. Immaginare, studiare e definire quali sono gli elementi comuni che a più utenti della stessa “famiglia” fanno dire che qualcosa “è utile e, quindi, di qualità” è molto difficile se non dispendioso. Trovare clienti che riconoscano questa necessaria professionalità è complicato perché spesso difficile da spiegare. Ma questa è la strada maestra. Tutto il resto è fuffa! Ecco perché in termini SEO (al netto delle brutture ancora oggi possibili sulla struttura del sito web) l’utente diventa il centro su cui costruire l’ottimizzazione.
Vi lasciamo con un’ultima considerazione. I motori di ricerca quando nacquero, avevano un criterio di inserimento delle parole da ricerca identico a quello di adesso. Non è mica cambiato Google da questo punto di vista. Ovviamente è cambiato il sistema di risposta ma, soprattutto, è cambiato il nostro modo di interagire. Prima inserivamo parole in stile robot, dovevamo cercare scarpe per calcetto e si scriveva: scarpe calcetto palermo. Mentre oggi scriviamo una precisa domanda come se l’interlocutore fosse umano: “dove trovo in vendita scarpe per calcetto a Palermo”. Siamo cambiati noi utenti, è cambiato il web e deve, per forza, cambiare il SEO.
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